Te Deum

Il Te Deum di Flavio Colusso
Antonio Mazza – 2 gennaio 2009 – La voce di tutti
Devo confessare che l’ascolto di musica sacra contemporanea mi ha sempre lasciato insoddisfatto, non riscontrandovi mai una perfetta struttura organica, nel senso sia di vena creativa, sia, soprattutto, di afflato interiore, forza di fede, se vogliamo chiamarla così. Non pretendo Bach o Vivaldi, sarebbe illogico, ma qualcosa che scaturisca da dentro e irrori la musica, questo sì, e difficilmente son riuscito a trovarlo (mi fermo infatti a Janàcek o Messiaen e, per il resto, diffido un po’). Sarà, probabilmente, anche questione di forma, il linguaggio musicale magari troppo innovativo che rischia di prevaricare la vena creativa, di certo a me tutto dà l’idea di una sorta di accademismo fine a se stesso. E, finalmente, mi sono ricreduto l’altra sera, in Sant’Andrea della Valle, durante un concerto di musica theatina, nell’àmbito del Festival “Venite Pastores 2008”.
Il Te Deum di Flavio Colusso è ispirato all’opera di Giacomo Puccini, del quale ricorrono i 150 anni dalla nascita, non a caso eseguito nella chiesa dove si svolge una scena del primo atto di “Tosca” (ma la Cappella Attavanti è una finzione poetica), chiesa che è titolo cardinalizio dell’Ordine dei Teatini. Prima, però, quasi come introduzione, Recondita armonia di bellezze diverse, scena lirica per tenore, voci in eco e strumenti. […]
Ma è il Te Deum - in prima assoluta - il capolavoro della serata, insieme lieve e denso, sorretto da una ispirazione che non scade mai di tono, lineare dall’inizio alla fine. E proprio l’inizio seduce, introducendo a quello che, nel fondo, ha quasi il sapore di un “mistero” medioevale, con il continuo ascendere polifonico e musicale, che crea risonanze soffuse davvero particolari. E’ questo il fascino della musica di Colusso, saper scavare nel passato ripercorrendolo però non in maniera accademica (vedi sopra), ma reinterpretandolo in chiave di sensibilità moderna. […]
Una suggestione continua, perché l’incedere liturgico del Te Deum è per nulla pedante, anzi, rivela una scrittura musicale assolutamente fluida, il cui effetto è simile alla risacca del mare, che t’avvolge come una nenia. E qui affiora la vena religiosa, un canto in crescendo che si apre in una visione totale dove si rappresenta la comunità dei fedeli, l’ “ecclesia” delle origini. In realtà proprio ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento d’incertezza storica, un messaggio recepito dal folto pubblico presente e, soprattutto, eseguito e diretto con equilibrio, senza sbavature di sorta. […] Davvero un ottimo fine d’anno musicale.