Missa Sancti Jacobi "super Gracias"

Avati racconta la Missa di Colusso
Il regista ieri sera ha presentato a Roma il compact disc con il lavoro del maestro dedicato a san Giacomo
Virgilio Celletti – 21 marzo 2006 – Avvenire
La sera stessa, una domenica del novembre 2004, in cui assistemmo nella basilica romana di San Giacomo, alla prima esecuzione della Missa Sancti Jacobi «super Gracias» di Flavio Colusso, colpiti dall’originalità e dalla forza musicale e spirituale della composizione e dalla varietà di suggestioni che essa offre, ci augurammo di poterla ascoltare di nuovo nella stessa basilica, di cui Colusso è maestro di cappella; o quanto meno che venisse realizzato un disco con questa sua singolare esperienza di autore e di interprete. Il disco, […] ieri è stato presentato nello stesso isolato del centro storico romano che comprende la chiesa e l’ospedale intitolato anch’esso all’Apostolo. Proprio qui, in una settecentesca aula di anatomia, nobilmente affrescata e simile a un teatro, sono stati chiamati a portare il loro contributo storico-scientifico due musicologi, Cecilia Campa e Johann Herczog […] e Pupi Avati. E’ stato il regista a svelare i significati più autentici di questa composizione, che Colusso ha scritto nell’anno del Giubileo Compostellano (appunto il 2004) prendendo spunto da un testo galiziano sulla forza morale e persino fisica che san Giacomo fornisce ai pellegrini esausti. «Ascoltando questa Missa – ha detto Avati – ho vissuto un’esperienza del tutto comparabile a quella di chi compie un viaggio, luminoso, non solo verso il “campo delle stelle” dove la leggenda dice sia stata trovata miracolosamente la tomba dell’apostolo Giacomo, ma verso un appuntamento cui siamo chiamati da tempo immemore e del quale percepiamo immediatamente l’irresistibile potenzialità attrattiva». La peculiarità creativa di Colusso – a giudizio di Avati – è racchiusa tutta in una filosofia dell’arte, intesa come creazione e ri-creazione in cui l’arcaico e il presente si incontrano in una commovente, umanissima, sintesi.

Sul podio il maestro Colusso

Massimo Lo Iacono – 10 settembre 2005 – il Roma
[…] Il maestro Flavio Colusso, insigne direttore, studioso, compositore, uomo di grande spirtualità (è tra l’altro maestro di cappella della Provincia d’Italia dell’Ordine dei chierici regolari teatini, a San Paolo Maggiore a Napoli), ha diretto la Cappella Musicale di San Giacomo e l’Ensemble Seicentonovecento, gruppi di artisti di mirabile proprietà espressiva.
E’ stato proposto un suo suggestivo lavoro, cioè brani da una messa dedicata a san Giacomo (composta nel 2004), il cui fascino sonoro ha ricordato a taluni, pure assai dotti tra i presenti, la musica di Arvo Part. Ma del nordico musicista, tanto eclettico e ricercato, Colusso ha poco o nulla, infatti nel suo procedere limpido e lirico c’è il bel suono plastico memore della barocca sensualità romana. Nel’intenso fraseggio del lavoro, in cui il testo è sempre comprensibile, spiccano interventi sonori memorabili e fugaci del trombone, ad esempio, piccole illuminazioni o folgorazioni. Si vedono, dalla complessiva scrittura, la consolidata dimestichezza con la tradizione nonché l’impegno a realizzare una compiuta comunicativa. Nel lavoro di Colusso il canto credibilmente diviene preghiera, ma questo l’artista lo sa realizzare anche con le musiche di altri musicisti da lui eseguite […].

Quei labirinti di luce omaggio a San Giacomo

Donatella Trotta - 6 settembre 2005 – Il Mattino
[…] e infine un concerto conclusivo, della Cappella musicale di San Giacomo, dell’Ensemble Seicentonovecento con […] un programma raffinato che intreccia l’Oratorio della Vergine di Carissimi, composto sui versi del poeta siciliano Franceso Balducci, la prima esecuzioni in tempi moderni del mottetto Ave Maris Stella del giovane Scarlatti, siculo-romano-napoletano che a Roma fu allievo di Carissimi e maestro della Cappella di San Giacomo; e la Missa Sancti Jacobi dell’attuale maestro della stessa Cappella romana, Flavio Colusso, in una trama ideale che unisce Roma, Napoli e la Sicilia.

La «Messa di S.Giacomo» tra sacro e alchimia
Sergio Sciacca – 31 agosto 2005 – La Sicilia
[...] Flavio Colusso, anche egli compositore e di finissima sensibilità intellettuale oltre che musicale, ha proposto alcune sue creazioni mai prima ascoltate [...] tra cui la Messa di S. Giacomo che il maestro ha scritto l’anno scorso e di cui ha presentato per l’occasione su CD […]. Ecco il senso della musica come ricerca spirituale della dignità umana, con le volute sonore e calligrafiche del barocco che spiccano nell’interpretazione della Cappella romana del Santo assieme al complesso Seicentonovecento che già nel titolo rivela il suo programma. Dove la voce diventa uno slancio, dove il canto diventa una azione, dove la sacralità dei testi non ha bisogno delle finzioni profane per toccare le profonde corde dell’anima. […] Il maestro Colusso, come compositore, non è meno arguto dei suoi illustri predecessori (occupare il posto di Alessandro Scarlatti impone una tensione artistica e spirituale altissima); e così nella sua Messa ha inserito una brevissima citazione da Achille Falcone che fu maestro di cappella a Caltagirone Salve sancte Iacobe lux et decus Hispaniae […]. Ma dietro la lode devota c’era una simbologia criptica, rimandi numerici che sanno di qabbalàh, che solo i saggi sanno cogliere e che ad altri sembrano puri ornamenti esteriori come ne troviamo nelle facciate dei monumenti dal Medio Evo ad oggi. Ecco: non basta ascoltare questa musica e lasciarsi trasportare dalle sue carezze sonore; bisogna riascoltarla, soffermarsi sui nodi, sui ritorni di note, sulle sovrapposizioni e sulle pause, su tutta la dottrina che sta sotto composizioni che vogliono non solo dilettare, ma sostenere la cultura. Ecco perché, spenti i riflettori di questo significativo concerto, sarà bene ritornare sulle sue modalità palesi e sulle allusioni recondite. L’itinerario verso l’apostolo Giacomo non era un viaggio turistico, ma un rinnovamento interiore.

La Missa moderna di Colusso

A Roma, il maestro ha proposto la sua ultima composizione sacra dedicata a san Giacomo.
Virgilio Celletti – 16 novembre 2004 - Avvenire
Fra i vari eventi di carattere liturgico, musicale o storico-culturale di cui l’apostolo San Giacomo è protagonista in questo 2004 anno del Giubileo Compostellano, il più fresco (nel senso dell’attualità che dell’originalità inventiva) è la Missa Sancti Jacobi “super Gracias” di Flavio Colusso, che abbiamo ascoltato l’altra sera in prima esecuzione nella basilica romana intitolata al Santo della quale Colusso è maestro di cappella in un fiorire di iniziative talora sorprendenti. Prendendo spunto da un testo galiziano sulla forza morale e persino fisica che san Giacomo fornisce ai pellegrini verosimilmente esausti, una invocazione da lui già musicata in occasione dell’Anno Santo Duemila, Colusso ha composto questa sua Messa che, seguendo un procedimento antico, alterna alcune parti dell’Ordinarium a «combattimenti spirituali» pieni di grande emozione e a momenti di libera invenzione; così come da un punto di vista squisitamente musicale l’articola in un tessuto che spazia dalla polifonia classica a spunti di grande modernità, espressi questi in un linguaggio pervaso da autentico lirismo e comprensibili anche perché protetti dall’ala sempre rassicurante del canto gregoriano da cui ogni volta sembrano quasi prendere l’avvio. Le due componenti della Cappella Musicale di San Giacomo, quella vocale e quella strumentale, hanno reso puntualmente la varietà e il senso pittorico della partitura sotto la direzione dell’autore: le voci sempre insostituibili nel pronunciare testi sacri, gli strumenti determinanti anch’essi nell’evocazione delle varie atmosfere (il giubilo, lo scampanio, i giullari, i pellegrini). Fino a un affascinante labyrinthus dell’arpa che in una lunga cadenza, nel silenzio di tutti gli altri, trasferisce l’uditorio dalla musica umana (per quanto sacra) a quella che immaginiamo sia la musica del cielo.