I naviganti del Tempo - Omaggio a Canova

Teatro allegorico e fantastico, per voci e strumenti | Omaggio a Canova (2022) 
Testo e Musica di F. Colusso 
Commissione di : Ensemble Seicentonovecento 
(nel II Centenario della morte di Antonio Canova) 
tape, voci, pianoforte, archi, percussioni (ca. 30’)
Foto
I naviganti del Tempo - Omaggio a Canova
Teatro allegorico e fantastico, per voci e strumenti | Omaggio a Canova (2022)
Testo e Musica di F. Colusso
Commissione di : Ensemble Seicentonovecento
(nel II Centenario della morte di Antonio Canova)
tape, voci, pianoforte, archi, percussioni (ca. 30’)

DRAMATIS PERSONAE
Crononauta, tenore 
Parca I / “Puella magica” / Voce 1, soprano
Parca II / Fanciulla / Voce 2, soprano
Parca III / Fanciulla / Voce 3, soprano
Altre Voci, recitanti 


I naviganti del Tempo - Omaggio a Canova, “teatro allegorico e fantastico” di Flavio Colusso, nasce sulle tracce recondite di percorsi artistici e di ricerca sovrapposti già intrapresi con il primo "I naviganti del Tempo - omaggio a Winckelmann" del 2017, dove su un palcoscenico onirico – una nave di rame e oro che vola pericolosamente fuori delle dimensioni conosciute – si aggirano un Crononauta artista-Filosofo-archeologo, una Puella magica che lo coinvolge in un amplesso-battesimo straordinario, tre fanciulle-Parche-bibliotecarie che filano commentando con “Litanie bibliografiche” fatte di sigle di antichi codici manoscritti. Torna anche in questo nuovo lavoro la visione dell’isola galleggiante immersa nella luce che sale dal mare verso il Crononauta il quale prosegue il suo viaggio avventuroso. Incontra innumerevoli «reliquie del gusto antico», seguendo il filo che si è rivelato attraverso una “Porta” apparsa in un frammento canoviano: pietre, parole, voci emergono da cumuli di rovine che, ancora una volta, mostrano come «attraverso il ricordo dell’originale la memoria può essere mondata della storia, e può ritornare l’Età dell’Oro del vecchio Crono e del Fanciullo divino». 
Nel nuovo Libretto emerge il rapporto privilegiato degli artisti e dello stesso Canova con la città di Roma, "ove sono per tutto ruine, ho trovato il lieto soggiorno delle Arti sorelle” […] e mi misi a fare invenzione. Madre e sede antica delle arti, è il mio unico asilo", temi che risuonano in apertura e chiusura dello spettacolo nelle "Elegie Romane" di Goethe, presente nella Città eterna negli stessi anni.

#canova200
Celebriamo Antonio Canova [1757-1822] non solo come uno dei più grandi artisti di ogni tempo – «il maggior lume vivente delle arti, colui che ridestò nella nostra età il bello degli antichi» – ma anche come un amico, un nostro vicino, uno di noi con cui passiamo insieme momenti della nostra quotidianità, spesso nei suoi stessi luoghi e nei tempi a noi concessi dalla Provvidenza e dall’impegno artistico, scientifico, umanistico. Nel florilegio delle metafore cerchiamo di riscoprire con occhi sempre nuovi, con «gli occhi dell’anima», quelle Virtù rappresentate dall’arte e dall’idea: la «perfetta bellezza dell’anima».
Le «reliquie del gusto antico», che Canova ha saputo trasmettere e trasformare mirabilmente nelle sue opere, palpitano, ci parlano e sembrano incarnare le parole del sommo Ovidio «Tanta è l’arte, che l’arte non si vede [“Ars adeo latet arte sua”, Ovidio, Metamorfosi, Libro X]». Come Canova stesso ci ha indicato «Lo spettatore che rimane sorpreso, commosso e contento, non chiederà se si sono seguite le regole, ma griderà meraviglia. […] perché quell’infrazione è la massima dottrina dell’arte, dell’esperienza, della filosofia».